Le vie della danza
Danzaterapia e Danza Orientale, Arezzo
DANZATERAPIA
Le definizioni della DanzaTerapia che si possono trovare su testi o nel web si assomigliano tutte tra di loro, ed io scelgo questa che trovo piuttosto chiara e asciutta:
“La DanzaTerapia é una disciplina orientata a promuovere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale, la maturità affettiva e psicosociale e la qualità della vita della persona, mediante il linguaggio del movimento corporeo e della danza e il processo creativo, all’interno di processi interpersonali. I laboratori sono aperti a tutti, nella convinzione che, grazie alla sua possibilità di adattarsi come l’acqua al suo contenitore, in ogni persona siano presenti alcune gocce di danza.
La DanzaTerapia affonda le sue radici in una concezione della danza diversa da quella affermatasi nella nostra cultura occidentale, che cioè la danza sia esclusivamente spettacolo, tecnica e virtuosismo da esibire. Piuttosto attinge a una concezione della danza che ritroviamo nelle considerazioni che seguono. “Arte e guarigione si intrecciano già nel mondo antico. La funzione comunicativa, catartica, liberatoria della danza, è radicata nella storia dell' uomo quanto la sua stessa esistenza. La danza è la madre delle arti. Vive ugualmente nel tempo e nello spazio. In essa creatore e creazione, opera e artista, fanno un tutt'uno. Movimento ritmico in una successione spazio -temporale, senso plastico dello spazio, viva rappresentazione di una realtà visiva e fantastica. Danzando, l'uomo ricrea queste cose con il suo stesso corpo, ancora prima di affidare alla materia, alla parola, il risultato della sua esperienza. Nella danza i confini tra corpo e anima, tra espressione libera dei sentimenti finalità utilitaria, tra socialità e individualismo, tra gioco, culto, lotta e rappresentazione scenica, tutti i confini che l'umanità ha costruito nel corso della sua evoluzione, si annullano.”
Mi piace molto quando dice:
“Tutto è presente nella danza: il corpo, che nell'estasi viene trasceso e dimenticato per diventare ricettacolo della sovrumana potenza dell'anima; l'anima che trova una felicità e una gioia divina dall'accresciuto movimento del corpo liberato d'ogni peso; il bisogno di danzare, perchè una prorompente gioia di vivere strappa le membra al loro torpore; il desiderio di danzare, perchè chi danza acquista un potere magico che elargisce vittoria, salute, vita; un legame mistico, che nella danza unisce la tribù tutta, e il libero manifestarsi della propria individualità, in una completa aderenza al proprio io. Nessuna arte ha confini così ampi.
Nella danza forze represse erompono alla ricerca di una libera estrinsecazione, e un intimo ritmo le ordina in una viva armonia che al tempo stesso acquieta e annulla la volontà. Liberato dalla volontà, chi danza si abbandona alla beatitudine di un gioco consacrato, all'ebrezza che lo allontana dalla monotonia della vita di ogni giorno, dalla realtà tangibile e dalla prosaica esperienza quotidiana e giunge là dove immaginazione fantasia e sogno si destano e diventano forze creative.
Nell'estasi della danza l'uomo è partecipe dell'aldilà, del mondo dei demoni, dello spirito e di Dio. Invasato e rapito nell'estasi, egli rompe i ceppi terreni e si sente pervadere dal soffio dell'universo...
Data la profonda e larga sfera di azione della danza, nulla possiede uguale valore nella vita e nelle civiltà primitive….non è un peccato condannato dai sacerdoti : è un atto sacro ed un ufficio sacerdotale ;non un passatempo : è anzi un'importante e seria attività in cui è impegnata tutta la tribù . Non esiste avvenimento nella vita dei popoli primitivi che non sia consacrato dalla danza non si tratta di spettacolo e di festa secondo la nostra odierna concezione...La danza, nella sua essenza, altro non è che la vita innalzata a un grado più elevato e intenso ...ma quando nelle civiltà superiori essa diviene arte nel senso più stretto del termine, allorchè diviene oggetto di spettacolo e la sua influenza è diretta agli uomini e non più ai demoni, il suo universale potere si spezza, si frantuma...ma ciascuna civiltà racchiude ancora in sè, come germe spirituale, la nozione sublime che "danza" è ogni movimento soprannaturale e sovrumano (...)"
Curt Sachs, " Storia della danza", ed. il Saggiatore.
Questa visione della danza porterà alla nascita della DanzaMovimentoTerapia. Proprio in quel clima di rinnovamento e di crescita, intorno agli anni ‘40, Trudi Schoop e Marian Chace, durante e attraverso la loro esperienza come danzatrici, portarono la loro attenzione all' aspetto terapeutico della danza. Insieme a medici, psicologi e psichiatri, si dedicarono ad aiutare persone affette da disturbi psichici, entrambe dando molta importanza all'approccio quasi esclusivamente artistico, portando grande attenzione alla postura, alle tensioni corporee, l'uso dello spazio, del ritmo...senza fare riferimento a teorie psicologiche.
Ritmo e movimento parlano al mondo primitivo dell' individuo, raggiungono nuclei "antichi" non toccati e deteriorati dal malessere, il movimento è il modo più antico di esprimere noi stessi, è strettamente connesso con le nostre parti più profonde. Danzando ritroviamo il "corpo originario" che vuole parlare, danzando ritroviamo il piacere primitivo del movimento.
"La danza si rivolge alla parte ancora sana della natura umana, presente in ogni essere, per quanto malato e confuso sia"
Trudi Shoop