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IL METODO FUX

 

Oramai sappiamo dell'importanza del linguaggio del corpo, è una realtà riconosciuta dalle principali correnti psicoterapeutiche e di una tale conoscenza ne viene fatto un uso differente, a seconda della scuola di pensiero. Nel metodo Fux la DanzaTerapia non è applicare una tecnica corporea a un problema da risolvere. La danza è un percorso che si fa insieme, insegnante e partecipante. Nasce un linguaggio comune compreso da entrambi e da tutto il gruppo.

 

"Io non faccio interpretazione, faccio integrazione "

                                                                              Maria Fux

"Io non faccio terapia, la terapia si fa... sono un ponte e un appoggio per l'altro... non sono una professoressa, sono un'artista, uso la mia arte, il mio corpo, tutta me stessa per capirmi meglio e approfondire i miei rapporti con gli altri...continuo a trasformare la possibilità di dare e di creare...sono maturata nell'incessante ricerca di poter dare agli altri, con estrema semplicità, la possibilità di crescere ".

(Maria Fux da "Frammenti di vita nella DanzaTerapia" ed. Pixel)

 

 

 

L'operatore in DanzaTerapia suggerisce dall'interno, non insegna uno stile. Quando la danza diventa per la persona un qualcosa per stare meglio, allora lì vi è unità, amore e non tecnica .

E' importante risvegliare nell' altro la capacità di amare se stesso, la vita... di creare le condizioni adatte a far si che possa liberarsi quell' impulso alla " guarigione ".

 

Il metodo Fux resta aderente a un modo di pensare per cui : “…si debba rimanere critici di fronte al monopolio intellettuale che alcune scuole analitiche tentano di mantenere...la teoria, per quanto giusta sia, non è la pratica....rassicurato da spiegazioni magistrali, il pratico, sarà tentato di trascurare delle qualità apparentemente minori e molto più difficili da acquisire: l'intuizione, la creatività, il senso del gioco, l'abilità manuale, la spontaneità". ( Marc Muret )

Ovviamente non si tratta di screditare studi analitici condotti fino ad ora, ma di poter cogliere le possibilità offerte da una nuova prospettiva.

E' importante l' esperienza, e moltissimo l'intuizione, la sensibilità, la capacità di sentire l' altro da dentro, di entrare in risonanza somatica, empatica. Noi siamo in grado di sentire nel nostro corpo le emozioni, le sensazioni dell' altro, possiamo fare esperienza dell' altro "sentirci nella sua pelle", il nostro sistema nervoso è già predisposto a questo, ma lo possiamo fare se tra noi e l'altro non poniamo tutti quei diaframma, i pregiudizi, che sono frutto della risposta alla nostra storia individuale, non lo possiamo fare se non siamo capaci di essere nella realtà così com'è, di entrare direttamente in contatto con l' altro. Questo implica un lavoro di autoconoscenza, un continuo lavoro su noi stessi, non possiamo entrare in rapporto empatico con l' altro se siamo incapaci di avere un contatto autentico con noi stessi.

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© 2014 by Dania

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